La riunione della Banca centrale europea dello scorso 24 ottobre non ha apportato specifiche novità in termini di policy monetaria, tanto che l’unico dettaglio degno di nota in tale evento è stato costituito dall’ultima presidenza di Mario Draghi.
Dunque, con tassi di interesse fermi (0,50% quello sui depositi, 0% quello sulle operazioni principali di rifinanziamento, 0,25% quello sulle operazioni marginali), val la pena spostare lo sguardo al prossimo futuro e, in particolar modo, al 2020 in corso di rapido avvicinamento.
La forward guidance svelata dall’Eurotower ha segnalato che i tassi di interesse di riferimento
rimarranno ai livelli attuali, o addirittura inferiori, fino al raggiungimento
dell’obiettivo d’inflazione che, come noto, è pari a una soglia tendente al
2%.
Considerato che la dinamica dei
prezzi è ben lontana da questo ideale, e che vi sono numerosi rischi
determinati dall’impossibilità di raggiungere tale obiettivo (primo fra tutti
il rallentamento del ciclo economico), difficilmente vedremo presto la BCE
ritoccare verso l’alto il costo del denaro.
Naturalmente, questo non
significa che i tassi di riferimento sui mutui casa non possano crescere. Si
tenga in fatti in considerazione che il tasso applicato ai finanziamenti è il
frutto di due principali elementi, come l’Euribor / Eurirs da una parte, e lo
spread degli istituti bancari dall’altra. Val dunque la pena condividere alcune
brevi riflessioni sull’evoluzione di entrambi i termini.
Per quanto attiene l’Euribor, è facile notare come i tassi dell’ultimo mese abbiano registrato un marginale incremento, spinto principalmente dal relativo maggiore ottimismo sulle prospettive economiche dell’area euro.
Proprio per questo motivo la curva Euribor è salita di qualche punto
base ma, ad ogni modo, riteniamo che non vi debba essere alcun timore di
incrementi troppo sostenuti. È infatti molto probabile che i tassi di mercato
possano rimanere molto compressi ancora a lungo, dando così un terreno fertile
di bassi livelli dei parametri di indicizzazione.
Per quanto attiene invece i tassi
fissi, anche l’Eurirs ha subito un moderato aumento in virtù delle già
rammentate aspettative di miglioramento delle condizioni economiche europee. E,
anche in questo caso, i tassi rimangono pur sempre vicini ai minimi storici.
A crescere lievemente non sono
solamente i parametri di riferimento dei tassi variabili e fissi, quanto anche
gli spread applicati dagli istituti di credito, pur su trend particolarmente
contenuti.
In generale, permane la preferenza degli italiani per l’indebitamento a tasso fisso
rispetto a quello a tasso variabile, soprattutto per gli orizzonti temporali
medio lunghi. Gli orizzonti temporali brevi potrebbero invece premiare i tassi
di interesse variabili, in virtù del prolungato periodo di tassi Euribor o BCE
ai livelli minimi storici.
Dunque, anche per il prossimo
anno sembrano rimanere gli stessi presupposti già ben noti per il 2019: indebitarsi per comprare casa sarà ancora
molto conveniente, e sarà difficile
resistere alla tentazione di non sottoscrivere un mutuo a tasso fisso,
considerata la possibilità di poter “congelare” l’importo delle rate nei
prossimi anni, quando il trend dei tassi riprenderà a crescere in misura più o
meno consistente.
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