Come ogni mese di luglio,
l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate ha pubblicato
il report sulle statistiche catastali,
aggiornando la propria consueta analisi sullo stock immobiliare italiano.
Ebbene, stando alle prime
risultanze dei propri dati catastali edilizi urbani, emerge come lo stock immobiliare consista in quasi 75,5
milioni di immobili e porzioni di immobili, di cui circa 65 milioni censiti
nelle categorie catastali ordinarie e speciali, con attribuzione di rendita,
mentre poco meno di 3,5 milioni sono censite nelle categorie catastali del
gruppo F, ovvero nelle unità non idonee a produrre reddito. Infine, poco più di
6,5 milioni sono beni comuni non censibili, cioè di proprietà comune, che non
producono reddito, o ancora in lavorazione.
Dunque, non considerando gli
immobili che non producono reddito, quelli non censibili e quelli in
lavorazione, le unità immobiliari
censite sono pari a quasi 65 milioni di unità, di cui il 55% nel gruppo A e oltre il 40% nel gruppo C.
Alla luce di quanto sopra, emerge come lo stock immobiliare italiano nel corso del 2018 sia cresciuto dello 0,6%, e cioè circa 400 mila unità più del 2017.
Per quanto attiene le variazioni
dello stock per singoli gruppi, tutti i principali raggruppamenti hanno
conseguito uno sviluppo più o meno sostanzioso (dallo 0,3% del gruppo A, tranne
A/10, all’1,8% del gruppo F), ad eccezione degli immobili riconducibili alla
classe A/10, con un passo indietro dello 0,3%.
Il gruppo più popoloso si
conferma quello A, con circa 35 milioni di intestatari. Si noti come nel 2018
lo stock immobiliare sia risultato essere per circa l’88% di proprietà di
persone fisiche, l’11,5% di proprietà di persone non fisiche, lo 0,2% di
proprietà comune (BCC).
Passando poi all’analisi delle rendite catastali, il dato
complessivamente attribuibile allo stock immobiliare italiano ammonta nel 2018
a circa 37,5 miliardi di euro, di cui il 61% relativo a immobili di proprietà
delle persone fisiche (più di 22,8 miliardi di euro) e il restante 39% circa
(oltre 14,5 miliardi di euro) è detenuto dalle persone non fisiche. Risulta
essere inferiore a 30 milioni di euro (lo 0,1% del totale) l’importo di rendita
catastale dei beni comuni censibili.
Rispetto al 2017, la rendita
catastale è cresciuta dello 0,5%.
Concludendo con uno specifico
sguardo agli immobili a destinazione
residenziale, ovvero quelli del gruppo A (dalla categoria A/1 alla
categoria A/11, con eccezione della categoria A/10), al 31 dicembre 2018 lo
stock risulta pari a circa 35 milioni di unità, ovvero 92 mila unità in
più di quelle che erano state rilevate
nel corso dell’anno precedente.
Nel dettaglio, crescono le unità
A/2 e A/3 (abitazioni civili e di tipo economico), A/7 (villini) e A/11
(abitazioni e alloggi tipici dei luoghi), con tassi superiori all’1%.
Diminuiscono invece le abitazioni signorili (A/1), le abitazioni popolari
(A/4), le ville (A/8), i castelli e i palazzi di pregio (A/9) e, pur con
proporzioni più accentuate, le abitazioni ultra popolari (A/5) e rurali (A/6).
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